Il mal di denti ai tempi del coronavirus, è senza ombra di dubbio un ulteriore disagio che le persone si trovano ad affrontare in questo periodo di quarantena.
Considerando questo particolare momento storico, con una pandemia da coronavirus in corso (in cui è altamente consigliabile evitare di esporsi al rischio di essere contagiati) e anticipando ogni DPCM, già agli inizi del mese di Marzo il nostro studio ha deciso di limitare le prestazioni odontoiatriche alle sole urgenze e prescrizioni farmacologiche.
Tuttavia, in questi giorni, ci siamo accorti che i pazienti non hanno ben chiaro cosa s’intenda per urgenza e quindi ciò che sia davvero necessario affrontare immediatamente.
Quali sono i campanelli d’allarme?
Il primo approccio (al fine di evitare spostamenti che potrebbero risultare inutili o addirittura dannosi) resta sempre quello di telefonare al tuo dentista di fiducia, che dovrebbe aver mantenuto almeno una reperibilità telefonica.
Sostanzialmente il sintomo chiave è il dolore e si divide fondamentalmente in due tipologie.
Un dolore agli stimoli termici, soprattutto al freddo che spesso aumenta di notte. Questo mal di denti è altalenante, tipo colica e di solito indica uno stato di infiammazione di un nervo vivo. Si irradia dall’orecchio alla parte frontale del viso e non permette di individuarne l’elemento dentale interessato.
E’ probabile che il problema sia una iperemia avanzata o una pulpite, due condizioni che possono essere risolte con una medicazione del dentista.
In pratica, si fa un buco nel dente per togliere tutto il nervo (o solamente la parte più infiammata nei denti con delle strutture nervose molto complesse come i molari), e si mette una medicazione che di solito fa passare il dolore immediatamente.
In questo modo si può tamponare anche per mesi senza avere altri sintomi, ma, nella peggiore delle ipotesi, se non si completa la devitalizzazione il dente può sviluppare un ascesso.
Il dolore da ascesso è la seconda tipologia di mal di denti e di solito è caratterizzato da un dolore sordo e continuo, dove la persona percepisce chiaramente quale sia il dente coinvolto.
É un fenomeno che si può verificare su denti morti ma non devitalizzati (cosa che può capitare in conseguenza ad un trauma passato o ad una otturazione molto vicina al nervo), o su denti devitalizzati in maniera incompleta (per cui anche un dente devitalizzato può far male).
Al dolore di tipo ascessuale, a volte, si associa il gonfiore, ma ci sono situazioni che precedono questo fenomeno, in cui il dente sembra solo più alto degli altri e fa male ogni volta che si chiude la bocca e si portano a contatto i denti. Questa condizione, che si chiama parodontite apicale acuta, non è poi così rara.
In questi casi (e soprattutto in questi giorni), il dentista predilige prescrivere antibiotici e al massimo fresare un po’ il dente in modo da eliminare il contatto con l’antagonista affinché diminuisca subito il dolore.
Di fronte ai gonfiori conclamati, può aiutare un “rimedio della nonna”, che prevede di fare sciacqui prolungati con acqua fatta bollire con tanto sale, o con malva. Questo aiuta a sgonfiare e ad avere meno male nelle situazioni più gravi.
Tra i dolori meno gravi ma che possono richiedere intervento, possiamo inserire quelli legati alla frattura di un dente, che comporta l’estrazione del frammento, o di tutto l’elemento se irrecuperabile.
Denti rotti o scheggiati, protesi danneggiate, provvisori staccati, denti che si muovono, gengive che sanguinano, ecc. sono situazioni da valutare caso per caso; ma è sempre opportuno chiamare il dentista e valutare con lui cosa fare.
E’ fondamentale che i dentisti, in questi giorni, mantengano il contatto coi pazienti, quantomeno per sollevarli da ulteriori preoccupazioni.